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Lettera aperta al Presidente Obama

Signor Presidente:

Come tutti gli emigrati seguo con attenzione online i fatti di casa mia, ovvero dell'Italia, il mio Paese di origine.

Questo un passaggio dell'intervento del Premier Berlusconi al Senato durante il dibattito per il voto di fiducia al governo italiano.

"Ho convinto io gli Stati Uniti a stanziare 700 miliardi di dollari per salvare le banche. Sono stato io a fermare il conflitto tra Russia e Georgia".

Come Americano e suo elettore credevo che il lavoro da Lei svolto durante questi venti mesi per tentare di sanare una critica situazione finanziaria, economica e morale ereditata dal suo predecessore George Bush, fosse farina del suo sacco.
Ed invece, stando alle dichiarazioni del Sig. Berlusconi il merito del parziale riaggiustamento dell'economia americana non spetta a Lei, ma al flamboyant imprenditore-politico italiano che 'carinamente' ebbe a definire il Presidente degli Stati Uniti "un abbronzato".

Il 2 novembre torniamo alle urne per le elezioni di medio termine. E mi creda non sara' facile votare per Lei di nuovo, (ovvero per i candidati democratici) dopo che il Sig. Berlusconi ha messo in evidenza che il Presidente degli Stati Uniti e' un poveraccio senza idee. Per fortuna che Silvio c'e'.

Il capo del governo italiano oltre ad avere sette vite politiche ha anche un forte e spiccato potere taumaturgico. Dove tocca risana, un Padre Pio Bis. Come ha dichiarato e' riuscito a convincere l'amico in affari Putin a scongiurare il conflitto Russia-Georgia.

Da quanto precede ci permettiamo di rivolgerLe, Signor Presidente, un sommesso consiglio: chieda lumi ogni giorno al Sig. Berlusconi sui principali temi monetari, finanziari, economici, morali, internazionali, galattici. E si convinca che gli Italiani sono fortunati ad avere da venti anni un Personaggio di tale schiatta che calca le scene del palcoscenico nazionale ed internazionale.

E se c'e' qualcuno che osa pensare male del suddetto sara' punito con terribili strali mediatici, cosi' come sta succedendo a quelli che nel suo partito si permettono di pensarla in maniera lievemente indipendente.

Quanto a chi scrive non viene certamente in mente la favola di Esopo, poi ripresa da Fedro e da La Fontaine sulla "Mosca cocchiera".


Un carrozzone tirato da sei cavalli saliva su per una via erta, rotta,
sabbiosa. I viaggiatori erano scesi e facevano a piedi il tratto di strada
per alleggerire ai cavalli il peso e la fatica; tuttavia i cavalli
sudavano e soffiavano. Sopraggiunse una mosca.

"Per fortuna sono arrivata io! " esclamò.

E cominciò a ronzare negli orecchi degli animali, a pungere ora questo ora
quello, or sul muso or sul dorso. Poi si sedette sul timone, poi si posò
sul naso del cocchiere, poi volò sul tetto della carrozza. Andava, veniva,
affannata, e brontolava e squillava:
"Bel modo di fare! Se non ci fossi io! Guarda! Il prete legge il
breviario. Quella donna canta. Quei due parlano dei loro affari. Il
cocchiere sonnecchia. A darmi pena sono io sola. Tocca a me far tutto.
Tutto cade sulle mie spalle. Ah che lavoro!"

Finalmente dalli e dalli, la carrozza giunse al termine della salita, dove
ricominciava la via piana. I viaggiatori ripresero il loro posto; il
cocchiere fece schioccare la frusta; i cavalli si rimisero al trotto. Sul
tetto del carrozzone la mosca trionfava.

"Li ho condotti, eh, fin quassù! Se non c’ero io!" - si lagnava.

"Nemmeno grazie mi dicono. Dopo tutto ciò che ho fatto."


Mi creda con immutata ed accresciuta stima nonostante gli attacchi che subisce ogni giorno.

Oscar Bartoli
Washington DC

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Il Sig. Lorenzo Cafaro commenta:



Oscar, ma che minchiata. Ma non te la potevi risparmiare? Che cosa vuoi dimostrare? Se è vero che ne hanno discusso, magari una parola tira l'altra e qualcuno sarà rimasto convinto che l'ha detta lui. Ma a te, che te frega? Se fosse una pagliacciata, che bisogno c'è di sputtanare il nostro Paese? Credi che l'abbronzato (o preferiresti negro? o il più politically correct "nero"?) dica "che fesso Berlusconi" o "che stronzi questi italiani?" Se avessi un cretino in casa, lo andresti a dire a tutti? Hai sentito, visto che fai l'anglosassone, che ha detto Blair di Berlusconi? O fai l'italiano o fai l'americano: si può sapere che sei? Voti qua, voti la, sembri un padreterno.
Visto che una volta hai citato (da ignorante ed incompetente -come la chiesa ed i fascisti) il Rotary, (dovresti sapere che in tutti gli insiemi ci sono buoni e cattivi, ma contano i principi, la vision, la mission, come dite voi , e le azioni pratiche: che ne dici, ad esempio, della lotta alla Polio?) ti ricordo una frase del libro del fondatore del Rotary, Paul Harris, vissuto non lontano da dove ti godi la vita. Dice così:
"There is , however, a species of homo sapiens even more pitiable: it is those who, when travelling abroad, rise superior to the country to which they owe allegiance and expose its weaknesses to sympathetic and admiring throngs." Te l'ho scritto in americano, tante volte te fusse scurdate 'e casa.
Oscar, siccome odi Berlusconi (e già questo è riprovevole, si può e si deve dissentire, ma non al punto che vedo in giro) sputtani noi . Caro mio, ho lavorato per una multinazionale americana/olandese, in Italia e fuori, con compiti di responsabilità in Italia ed all'estero (ora sono in pensione): ma se e quando qualcuno si è permesso di sfottere noi e il governo, se ci ha provato, lo ho messo in riga, ricordando bene chi sono e cosa hanno fatto e fanno tuttora. Non basta citare sempre che ci hanno aiutato a buttare fuori il fascismo. E' questione di decenza, Ma tu non sembri più italiano: e allora stattene lì, goditela tutta l'America, sempre in vendita come una puttana, diceva il cantante (di sinistra).

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La nostra risposta:

La ringrazio molto per il suo esauriente commento che conferma quanti connazionali non sopportano che si abbiano diverse dalle loro.

Quanto allo 'sputtanare', come Lei dice l'Italia, le consigliamo di leggere attentamente la stampa internazionale. L'Italia trova spazio sui media americani e di altri paesi solo grazie alle gaffes del Sig. Berlusconi. Lei mi attribuisce un odio nei confronti del Cavaliere che non nutro. Mi fa solo molta pena, perche' e un vecchio, impegnato in una affannosa rincorsa della gioventu' perduta, ammalato di onnipotenza, circondato da corti di leccaculi e impossibilitato a rendersi conto che la sua vita matrimoniale e' stata un fallimento, a conferma del fatto che gli amici e le donne da letto se le deve comprare o far comprare, a conferma inoltre del noto adagio secondo cui 'il denaro non da' la felicita''. Quanto alle offese che Lei ci rivolge ci permettiamo solo di raccomandarLe un controllo alle coronarie, perche' il sintomo non e' dei migliori.

AugurandoLe tutto il Bene possibile con Berlusconi o sotto il giogo di un prossimo governo comunista, Le porgiamo cordiali saluti, lieti come siamo di essere rappresentati da un uomo che si chiama Barak Obama, che personalmente e con la sua Famiglia e' un esempio di comportamento per tutti noi. Quanto meno non si mette a smoccolare in pubblico.

Quanto al Rotary...lasci perdere. Dovrebbe sapere che nelle riunioni rotariane non si parla di religione e di politica. Almeno negli States dove il Rotary e' stato creato da Paul Harris.

Letter from Washington

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Paolo Scampa ci scrive:


La sua lettera aperta è squisita ! Complimenti !
Paolo

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Caro Oscar,
questa è l'America: esempio di vera democrazia in cui un libero cittadino e pensatore quale tu sei, lucidamente e senza tanti giri di parole, si rivolge al suo amato Presidente il quale, ne sono sicuro, troverà modo di rispondere.
Che vuoi che ti dica, se non amareggiarti con l'ultima trovata berlusconiana: la nomina del neo Ministro dello Sviluppo Romani - braccio armato di Mediaset - secondo le parole del capogruppo Idv Donadi. E la saga continua...
Ti saluto con la speranza che, prima o poi, avrò la fortuna di incontrarti e allora sarà un giorno sereno.
roberto

A proposito dell'on. Tremaglia

Caro Bartoli,

Mi associo all'onorevole Tremaglia (anche se e' un po' ... andato). Non sono d'accordo sul tuo scritto soltanto nel punto in cui affermi che la ns. classe politica al potere da' uno spettacolo indegno. Ti correggerei affermando che indegna e' tutta la ns. classe politica, in un crescendo esponenziale accresciuto dall'arroganza del potere. Non e' vero che ogni popolo ha il governo che si merita. Come sai, in Italia ormai si vota per ... disperazione. Come disse Voltaire, ogni cittadino e' libero soltanto al momento di esprimere il voto, subito dopo e' schiavo! La ns. Costituzione, dataci in un particolare momento storico dai ns. Padri Costituenti per salvare l'Italia dalla guerra civile, aveva accontentato tutti, ma ci ha reso schiavi dei partiti. Il ns. parlamento + senato e' senza controllo, chiunque comandi. Ed il popolo pecorone, espresso un voto piu' o meno libero, diventa immediatamente schiavo di piu' di 900 persone che fanno ... politica. Questa pesante e stressante attivita' (o missione, come dice Qualcuno ... ) fu correttamente parafrasata da Lord Eddington nei primi del 900 alla Camera dei Lord con la frase: "OZIO SENZA SOSTA, FATICA SENZA LAVORO!". I tempi erano diversi e lui era inglese. Io, da italiano, adesso aggiungerei: ... SENZA LAVORO E SENZA DECORO!.

Un caro saluto,
Aldo
Milano

Grazie Onorevole Tremaglia

Grazie Onorevole Tremaglia per questo suo intervento. Lei e' stato l'unico parlamentare che ha ricordato che esistono decine di milioni di italiani che vivono e lavorano all'estero e danno dell'Italia una immagine ben diversa da quella offerta quotidianamente da numerosi esponenti della nostra classe politica al potere. Grazie per avere ricordato che nei vari parlamenti delle principali democrazie siedono 395 italiani, oriundi o di prima generazione.

A proposito di Bersani, la Sibilla di Bologna


"Certo che il nostro Bersani parla per enigmi. Lo sento spesso in TV, tre parole e via e anche “biascicate” col suo accento nordico. Almeno Il Bossi quando chiama i romani “porci” lo fa chiaramente….Come siamo caduti in basso (o in Bossi?)"
Anna
Washington

Dacci oggi il nostro peccato quotidiano


CNN, nel tentativo di recuperare spettatori che sono in calo del 39%, ha cacciato il suo direttore responsabile e si e' messa a produrre programmi che possano titillare la morbosa solitudine di milioni di americani.
E siccome sesso e religlione fanno sempre notizia ha rispolverato un caso vecchio di decine di anni che vede coinvolto come presunto responsabile l'attuale Papa Benedetto XVI quando era a capo della Congregazione della Dottrina della Fede.
La storia riguarda un sacerdote, padre Campbell, che, accusato di avere abusato di decine di chierichetti, ha scontato 14 anni di prigione al Logan Correctional Center di Licoln (Ill.) ed e' morto dieci anni dopo. Uno degli abusati, Matt McCornick, fu quello che denuncio' il prete cattolico e dette la stura alle denuncie degli altri sacrestani. Sembra che il prete cattolico tra le varie attivita' sessuali con i ragazzi si divertisse a farli andare in erezione sotto la tonaca prima delle funzioni religiose.
Resta il fatto che, comunque, Campell ha pagato per il suo crimine.
Ma adesso, stando al programma messo in onda in due giorni da CNN (interviste e dichiarazioni degli abusati), viene fuori che il vescovo di Campell, Daniel Ryan, era angustiato per il fatto che, crimini sessuali a parte, Campell era un sacerdote e tale doveva rimanere. Il vescovo scrisse una lettera al Vaticano per avere lumi e suggerimenti.
Il cardinale Ratzinger, nella sua qualita' di Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede in una lettera autografa (mostrata a milioni di spettatori) scrisse che non poteva ridurre allo stato laico il sacerdote pedofilo senza il suo consenso. E suggeri' di iniziare un processo interno nella chiesa locale che sarebbe durato anni.
McCornick ha chiuso la sua vicenda con il vescovo prendendo un bel po' di soldi e si e' sposato. Oggi ha 41 anni.
Da quando Benedetto XVI e' stato eletto al Soglio Pontificio gli attacchi dei media americani si sono intensificati, andando dalla foto di Ratzinger in uniforme della gioventu'
hitleriana ai mocassini di Prada (che invece sono fatti da un tradizionale fornitore del Vaticano).

A controbilanciare in parte le frequenti accuse rivolte ai cattolici le televisioni americane hanno dovuto dare ampio spazio alla storia del Vescovo Eddie Long che venti anni fa si e' inventato una chiesa chiamata New Birth Missionary Baptist Church in Lithonia, Georgia.
Bishop Long oltre ad essere un grande predicatore e forse proprio per questo, ha messo su imponenti capitali che gli hanno consentito di edificare un tempio che raccoglie ogni volta circa diecimila persone entusiaste.
E' successo che ben quattro giovani aiutanti abbiano singolarmente denunciato il Vescovo nero, regolarmente sposato, per pratiche sessuali iniziate durante viaggi in Africa e continuate in Georgia.
Il vescovo Eddie Long, in una dichiarazione fatta di fronte a migliaia di fedeli ed alla stampa ha dichiarato che intende combattere cosi' come 'David ha conbattuto contro Golia'.

Esempio di efficace comunicazione politica

(da Repubblica)

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani manda un messaggio alla Lega:

"Mi aspetto che decida finalmente se vuole essere lei il predellino, perché lei in questo momento lo è".
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(Questo si' che e' un esempio di chiara e sintetica comunicazione politica destinata a milioni di italiani che dovrebbero votare per il PD. Boh?!)

Please: go there!


Tra i dodici posti nel mondo famosi per il vino il sito Windows Explorer suggerisce la Toscana, terra di arte, grande cultura gastronomica, splendido vino (Chianti, Brunello di Montalcino). Quanto alle localita', dice la nota in calce alla foto, basta puntare un dito ad occhi chiusi sulla carta della Toscana. Non si puo' andare delusi.

Don't go there!


In un sito, inserito nella home page di Microsoft, tra i 19 luoghi dove e' meglio non andare per evitare pericoli e contaminazioni, fa bella figura di se' questa immagine di Napoli durante gli scioperi e manifestazioni per l'immondizia. La foto e l'invito sono tornati di grande attualita' dopo gli scontri alla periferia di Napoli proprio per lo smaltimento e raccolta dei rifiuti.
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Il Regista Max Bartoli a Baobab

Max Bartoli il regista di Atlantis Down che sara' proiettato in prima mondiale a Portsmouth il 1 ottobre e' stato intervistato a lungo da Baobab. Chi fosse interessato puo' sintonizzarsi su www.rai.it, andando poi su 'radio', cliccando su radio uno ed infine cercando nella rubrica Baobab la trasmissione del 23 ottobre. L'intervista e' a circa la meta' della trasmissione.
Sembra un po' complicato, ma ne vale la pena.

Come scansare l'aereo mentre guidi


Un piccolo aereo da turismo e' stato costretto ad un atterraggio di emergenza sulla I 85 una delle autostrade piu' trafficate di Atlanta, bloccando quattro delle sei corsie per ore. Per fortuna non ha urtato alcuna macchina nonostante fosse l'ora di punta del pomeriggio. Bravo il pilota, ma soprattutto i guidatori delle auto che si sono visti arrivare sopra la testa il velivolo mentre guidavano ordinatamente in corsia. L'aereo e' stato spinto da alcuni volenterosi sulla corsia vicina al guard rail adibita allo HOV (High Occupancy Vehicle) ovvero allo scorrimento veloce delle vetture con almeno due passeggeri a bordo.

Videoclip of the Winter defilee of Franca Bartoli at San Sano Siena (Italy)

Il giovane sindaco di Washington ha perduto le primarie

Si chiama Vincent C Gray, ha 68 anni, una laurea in psicologia, una vita trascorsa nelle comunita’ nere di Washington. Ha battuto nelle primarie del Partito Democratico il sindaco Adrian Fenty, giovane avvocato, appassionato ciclista (voleva portare una tappa del Giro d’Italia a Washington).

Fenty, un uomo pieno di energia, si e’ impegnato in questi quattro anni nel suo programma di restauro del sistema scolastico della Capitale che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dai tetti delle scuole.

Ha scelto come capo della polizia una donna che ha ridisegnato funzioni e mansioni, infischiandosene delle dicerie messe in giro dai poliziotti maschi che non gradivano la sua autorita’, dando promozioni a chi se le meritava e colpendo gli scansafatiche. E il livello di criminalita’ a Washington DC e’ calato in misura consistente.

Sul destino di Fenty hanno pesato gli articoli del Washington Post che nei mesi scorsi hanno portato alla luce strani intrecci tra amici del giovane sindaco e appalti multimilionari assegnati con i soldi del Governo di Columbia.

L’indagine non ha messo in evidenza alcuna compromissione del sindaco, ma in America basta un sospetto di nepotismo per stroncare una carriera.

Ragnatela di fili sopra la testa a Washington DC

Non c'e' villaggio in Italia che non abbia sistemati in trincea i cavi della luce, telefono, televisione. A Washington, al di fuori della limitata zona centrale dei ministeri, Casa Bianca e Istituzioni Finanziarie, le strade delle zone dove i prezzi delle case sono al disopra dei due- tre milioni di dollari, sono sormontate da un groviglio di fili che pendono da pali di legno sui quali sono attaccati i trasformatori ad olio della corrente elettrica. Da una casa all'altra passano i cavi del telefono e quelli della cable tv. Quando, come nei giorni scorsi, un nubifragio si abbatte sulla Capitale, gli alberi che hanno radici superficiali perche' la falda acquifera non e' profonda, a loro volta cadono sui fili e sui pali, causando interruzioni di energia e delle comunicazioni. D'inverno questo significa migliaia di famiglie che restano senza riscaldamento con disagi soprattutto per bambini ed anziani. La colpa di questa situazione e' delle societa' di distribuzione dell'energia elettrica che si guardano bene dallo scavare trincee nelle aree residenziali perche ,dicono,' gli costano troppo. Mandano in giro camioncini con elevatori per riattaccare i fili spezzati.Visto che anche Obama non riesce a disarticolare una consuetudine culturale che si basa su pali e fili esposti, l'unica speranza e' che i cittadini danneggiati possano riunirsi in class action contro le aziende.

Lucia Bose' a San Sano e Siena

“Ci troviamo questa sera alla ‘champagnerie’ dietro il Duomo di Siena”, dice Federico Minghi, meglio conosciuto come il Mago di San Sano per avere creato in questo borgo senese del 1200 un club internazionale di altissimo livello.

“E come faccio a raggiungervi, visto che tutta Siena e’ in pratica una zona pedonale?”, azzardo timidamente.

“Parcheggio San Francesco. Poi prendi le scale mobili.” E riattacca.

Periferia di Siena. Spengiamo il navigator che con la sua donnina ci ha fatto andare fuori strada un paio di volte. Del tipo: “Girare a destra! Girare a destra!!” Ma a destra c’e’ il fianco di una montagna.

Meglio affidarsi ai cartelli. Ed infatti troviamo il parcheggio San Francesco, nei pressi della omonima bellissima chiesa e ci immergiamo nel sistema di scale mobili che l’amministrazione comunale ha da tempo iniziato a costruire, garantendo, a differenza di altri centri storici della Penisola, il recupero dell’atmosfera medievale della citta’ di Siena, liberata in gran parte dalle scatole di latta colorata che affollano gli spazi urbani.

Ed alla fine si sbuca in pieno centro storico. Dove sara’ questa ‘champagnerie’ di recente apertura, mi chiedo. Ma il cellulare di Federico squilla a vuoto.

“Oscar, che ci fai qui?” In mezzo alla moltitudine di turisti che transumano tra il Corso e Piazza del Campo, focalizzo l’espressione sorridente di Giuseppe Galasso che, inutile dirlo, cambia il suo programma e mi conduce a destinazione.

La ’Champagnerie’ voluta da Federico Minghi dopo mesi di appostamenti per trovare la giusta location, nel breve volgere di pochi mesi e’ diventata il salotto di Siena. Il che e’ tanto piu’ miracoloso se si tiene conto degli odi e delle rivalita’ contradaiole. Al punto che, se una coppia ha un figlio ma i genitori appartengono a contrade diverse, il marito si affretta a portare in ospedale un vaso con la terra della sua contrada da mettere sotto la culla dell’infante.

Alle pareti carte da parato fatte a mano in Francia e sedili simili a quelli del Florian di Venezia. L’ambiente e’ stato disegnato e curato dal professor Andrea Burrone che e’ riuscito a conciliare le stringenti normative architettoniche della Sovrintendenza con la propria sensibilita’ artistica.

Negli scaffali bottiglie millesimate di champagne di aziende note e poco note, proprio quelle che assicurano un prodotto di altissimo livello qualitativo.

“Viene a vedere!” Federico Minghi mi precede lungo una ripida scala che sbocca in una grotta scavata nella roccia.

“Fantastico!”, dico. Sembra un tempio dei Templari.

“E’ quello che sostengo anch’io, dice Federico, ma qualcuno dice che si tratta di una cantina. Si’, una cantina chiusa da 1300 anni e sotto il Duomo”

Torniamo nella sala di sopra della ‘champagnerie’.

Lucia Bose’in visita a Minghi e’ arrivata ed intorno a lei si sono raggrupati amici e curiosi.

La signora Bose’ e’ splendida nonostante il passare delle stagioni. “Non ho mai fatto nulla al mio corpo” sostiene con una punta di polemica civetteria. E tutti sanno che allude di conserva agli stuoli di siliconate e plastificate che tentano disperatamente di fermare il tempo della giovinezza.

Lucia Bose’ e’ una donna affascinante e cortesemente risponde alle affettuose provocazioni del vostro cronista.

“Lei vive da decenni in Spagna. Quante volte viene in Italia e che cosa pensa di questo Paese?”

“In italia vengo a trovare amici ogni due, tre mesi. Il Paese e’ un disastro e Roma e’ ormai diventata un posto provinciale invivibile.”

Brindisi con champagne d’annata a Lucia Bose’, a Federico Minghi ed alla sua ennesima iniziativa di successo.

9/11 2001

"Papa', hai sentito?" chiede mio figlio Marco al telefono mentre sta guidando verso il Campus di AOL dove lavora.
"No, che e' successo?", chiedo.
"La radio dice che un aereo da turismo si e'schiantato contro una delleTorri Gemelle a New York."
E comincia cosi' una delle giornate piu' drammatiche.
Accendo la televisione e mi sintonizzo su lo strazio, la follia, l'angoscia, l'intontimento, l'incapacita' di realizzare esattamente quello che sta accadendo, di capire che quello che si vede sullo schermo non e' una delle tante finzioni cinematografiche di un film horror ma la realta' di un dramma recitato in diretta da migliaia di persone che stanno per morire.
"Marco, ma tu dove sei?"
Sono bloccato sull'autostrada e non ci fanno andare avanti. Altro che velivolo leggero."
Quella disgustosa sensazione di impotenza, dolore che non riesce a farsi largo nell'instupidimento mi assale ancora a distanza di anni quando mi sveglio dall'incubo madido di sudore.

Il direttore de La Stampa

Il mondo in balia di un idiota
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MARIO CALABRESI
Il mondo in balia di un idiota. Di un pastore battista a cui per 63 anni non aveva dato retta nessuno, tanto che nella sua Chiesa i fedeli erano poco più degli alunni di una classe elementare. La figlia di quest’uomo, che due mesi fa restò folgorato dalla proposta di un suo seguace di commemorare l’11 Settembre dando fuoco al Corano, sostiene che «è uscito di testa».

Insomma, parliamo di un matto di una cittadina della Florida profonda in cui sei obbligato a passare solo se devi andare in Georgia o in Alabama. Un matto capace però di tenere col fiato sospeso la Casa Bianca, la Nato, il Pentagono, l’Interpol, l’Onu, eserciti e polizie di mezzo mondo, organizzazioni umanitarie e di volontariato, chiese, moschee, sinagoghe e un sacco di turisti.

Come è possibile che questo oscuro reverendo in vena di provocazioni sia diventato un fenomeno planetario, anziché essere compatito dai suoi concittadini? La risposta investe in pieno il mondo dei mezzi di comunicazione che lo hanno trasformato in una star, che lo assediano da giorni con microfoni, telecamere, registratori, taccuini e che hanno piazzato intorno alla sua roulotte decine di antenne paraboliche. Per non farsi sfuggire nulla, per rilanciare al più presto ogni sillaba incendiaria e magari anche l’immagine dell’incendio finale, quel falò di libri sacri all’Islam che avrebbe l’immediato effetto di accendere un’altra pletora di idioti che non aspettano altro a ogni latitudine. Il rapporto causa-effetto lo mostrano le due foto che pubblichiamo in prima pagina.

Le quali possono essere lette da sinistra verso destra o anche al contrario, nel senso che nessuno dei due è giustificato dall’altro per i suoi comportamenti: i bruciatori di Corani e quelli di bandiere a stelle e strisce appartengono alla stessa razza. Quella degli idioti appunto.
La domanda allora sorge spontanea e ce la siamo posta anche noi: ma perché allora dargli spazio e visibilità? Basterebbe ignorarli, come viene suggerito di fare con i matti o con i bambini che fanno troppi capricci. Sarebbe la scelta giusta se questa giostra globale non corresse così in fretta, se filmati, foto e dichiarazioni non ci bombardassero senza sosta.
Puoi decidere di ignorare il pastore, ma come fai a tacere il fatto che nel frattempo il Papa, il segretario delle Nazioni Unite, il comandante delle truppe americane in Afghanistan e il Presidente degli Stati Uniti stanno lanciando appelli proprio a quel pastore e alla sua minuscola congrega di fedeli?

Puoi decidere di non mettere nulla sul giornale, ma all’ora di pranzo le agenzie battono il comunicato dell’Interpol in cui si parla di «rischio di attacchi globali». Qualche minuto e in una manifestazione antiamericana a Kabul ci scappa il primo morto.

Così pensi che se decidessi di tenere il giornale fuori da tutto ciò sembreresti tu l’idiota, o perlomeno un insopportabile snob, e che sarebbe tutto inutile. La grande agenzia Ap ha deciso di non distribuire le eventuali foto, ma sappiamo che basta un ragazzino con un cellulare e un computer a casa per far esplodere la rete e arrivare in ogni casa del globo. Gli esempi degli ultimi anni sono centinaia, pensate alle foto di Abu Ghraib o anche solo al filmato del bambino Down picchiato dai compagni di scuola.

A Barack Obama, ieri mattina nella East Room della Casa Bianca, hanno chiesto se non avesse fatto meglio a ignorare il pastore Jones invece di dargli importanza. Il Presidente ha risposto che ha dovuto occuparsi «dell’individuo giù in Florida» - non ha voluto dargli la dignità del nome - per evitare gravi conseguenze contro cittadini e militari americani, che non poteva fare altrimenti.

Così siamo tutti prigionieri di questo «reality show», come lo ha chiamato il direttore del New York Times Bill Keller, che finisce per dettare gli umori globali e farsi guidare da questi.
Ma non c’è proprio nessuna via d’uscita da questa degenerazione della società dell’immagine che è capace di mettere tutto sullo stesso piano, di enfatizzare un particolare fino a farlo diventare un fenomeno universale, che regala ai cretini di ogni sorta il loro minuto di celebrità planetaria?

Qualche cosa si potrebbe fare: una strada esiste, ma non passa dalla censura o dal silenzio, passa invece dallo sforzo di restituire a ogni immagine i suoi veri contorni, di rimetterla a posto nel suo contesto. Bisogna fare più giornalismo, non arrendersi alla valanga di immagini artefatte o di slogan a effetto.

Tutti i giornali del mondo hanno parlato della «Moschea a Ground Zero» e molti nel mondo si sono indignati, forse l’effetto sarebbe stato diverso se tutti avessero scritto che la sala di preghiera dovrebbe nascere a tre isolati dal luogo dove sorgevano le Torri Gemelle o che a quattro isolati già esiste da anni un’altra moschea (di cui nessuno si è mai sognato di chiedere la chiusura).

Fare giornalismo di qualità per cercare di abbassare la febbre del sensazionalismo significa andare a cercare dati e statistiche per dare il giusto peso alle nostre preoccupazioni, che si tratti del numero di crimini, di immigrati illegali, di malati di influenza suina o di moschee con minareto (in Germania ce ne sono 206, in Italia 3). Significa dare voce a chi ha titolo per parlare e non solo a chi garantisce di fare più rumore o più spettacolo.

Fare giornalismo così è faticoso, ma è l’unica strada che abbiamo per salvarci dall’invasione del falso, del verosimile, per cercare di capire qualcosa in questo caos globale.
Anche la politica e la società civile però potrebbero fare qualcosa per restituire ai gesti e alle parole il loro giusto peso: al delirio del reverendo Jones dovrebbero rispondere cento reverendi che pregano insieme a rabbini e muftì davanti a quello che era Ground Zero. L’immagine avrebbe una forza emozionale ed evocativa superiore e questa volta sarebbe l’erba buona a scacciare quella cattiva.

È davvero così difficile immaginare di non arrendersi e decidere che la nostra esistenza non può essere presa in ostaggio dall’ultima immagine che passa davanti ai nostri occhi?
ITALIANS IN DC

L’associazione Italians in DC ha il piacere di informarLa dell’evento ufficiale di lancio, il 21 settembre prossimo presso l’Ambasciata d’Italia a Washington, DC, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura. L’evento sarà occasione per presentare le attività svolte e i progetti futuri, nell'obiettivo di rafforzare il network degli italiani che vivono, studiano e lavorano nella capitale statunitense. Italians in DC si propone di connettere, far incontrare e assistere gli italiani a Washington, facilitandone l'inserimento e il successo personale e professionale.

CHI: Italians in DC, associazione di italiani che lavorano, studiano e fanno ricerca nella capitale statunitense

COSA: Evento di lancio dell’associazione

QUANDO: Martedì 21 settembre 2010, dalle ore 18.30 alle 21.00

DOVE: Ambasciata d’Italia a Washington, DC
3000 Whitehaven Street NW
Washington, DC 20008

PERCHE’: Presentazione dell’associazione alla comunità italiana a Washington e lancio della campagna membership


Per ulteriori informazioni si prega di contattare Giulia Belardelli
cellulare: +1.202.352.8695

Italians in DC, Inc.
901 15th Street NW, Suite 250
Washington, DC, 20005



Chiare, fresche, dolci acque

Giorni fa ospite di amici a Cisano sul Neva, una frazione di Albenga, sono stato informato che l’acqua del rubinetto e’ molto diuretica e fa bene all’intestino. A Roma la gente fa la fila alle sorgenti di acqua minerale delle Capannelle per riempire taniche. L’acqua e’ lievemente gasata. A Washington e nelle altre metropoli degli Stati Uniti la situazione e’ completamente diversa: l’acqua fornita dagli acquedotti e’ imbevibile, ma costa molto. Nella Capitale della Nazione ogni tanto ricicciano le polemiche sulla stampa per gli scarsi controlli effettuati sull’acqua cosiddetta potabile e sul contenuto di piombo e di altre porcherie che lasciano tracce abbondanti nei filtri che siamo costretti a montare su ogni rubinetto. Quanto a berla quell’acqua meglio acquistare galloni di acqua di sorgente. E chi non se lo puo’ permettere, di acqua purificata. Il che ci fa ricordare che il proprietario della famosa China Bisleri creo’ in India decine di impianti per la purificazione dell’acqua. Povera America: siamo ormai arrivati a quel livello.

Terra di Siena

I due CC (Colonnello e Cavaliere) visti dall'America


Dice l'amico americano che ha relazioni nelle cosiddette alte sfere:

"A parte le singolari giustificazioni del governo secondo cui a Gheddafi si puo' consentire di fare lo show, tanto quello che conta sono i i miliardi di business che si fanno in Libia, vi rendete conto che lo stato dei rapporti con gli Stati Uniti ha ricevuto un colpo ulteriore da questa tre giorni del Colonnello a Roma? Va bene che i romani sono abituati a tutto da migliaia di anni. Ma cosentire a questo clown di montare la sua tenda, portarsi i cavalli berberi, alluvionare centinaia di povere ragazze con discorsi a schiovere e copie del libro sacro, insomma...tutto questo e' giustificabile in termini di immagine? Altre nazioni europee, a cominciare dalla Germania, fanno affari ed hanno solidi rapporti con Gheddafi. Solo gli italiani devono sbracarsi di fronte al dittatore. Voi non ve ne rendete conto perche' vivete in una bolla mediatica pilotata dall'alto. Ma un episodio come quello dell'accoglienza inginocchiata a Gheddafi, non fa che confermare nell'immaginario collettivo degli anglosassoni la cattiva definizione degli italiani: simpatici quanto si vuole, grandi esperti di cucina, millantatori della propria potenza sessuale e 'chicken'.. Termine questo che significa vigliacchi con la variante del detto che 'gli italiani sono quel popolo che non finisce mai le guerre dalla parte in cui le hanno cominciate'. E se c'e' una cosa che agli americani non va a genio sono i comportamenti 'double standard' in cui voi italiani eccellete, scusa la franchezza. Ed infine una domanda: il vostro ministro degli esteri avra' pensato alle conseguenze della visita di Gheddafi a Roma per quanto riguarda i rapporti con la Casa Bianca, da tempo improntati ad una sorridente sopportazione per le avventure,gaffes e priroette diplomatiche del Cavaliere?"

"Sei troppo cattivo -rispondiamo- e non crediamo che questi siano i reali sentimenti di chi gestisce la politica americana. E poi pensa al fatto che, nonostante tutto, il cavaliere gode del 70% del consenso degli italiani. Ed il popolo, tu mi insegni, e' sovrano."

L'amico americano ci guarda divertito, porge la mano e se ne va verso un taxi.


Derrick Crowe

Derrick Crowe

Posted: September 2, 2010 07:56 PM

The Pentagon's public relations machine is working overtime these days trying to sell a theme of "progress" in Afghanistan to push back against calls to end the war. The message machine behind this push is gargantuan, costing $547 million and employing more than 27,000 people. But, as our latest Rethink Afghanistan video shows, all that wasted P.R. money can't paper over the fact that the Afghanistan War isn't making us safer, and it's not worth the cost.

So far, we've seen General David Petraeus give headline interviews on NBC, CBS, BBC, FOX News and schedule an upcoming headline interview on ABC. He's given interviews to the New York Times and theWashington Post. He's kicked the Pentagon's P.R. apparatus, especially that of the U.S. 3rd Army and its paid contractors, into gear, churning out articles to push his narrative of "progress."

An investigation last year by the AP uncovered the staggering reach of the Pentagon's P.R. apparatus:

This year, the Pentagon will employ 27,000 people just for recruitment, advertising and public relations -- almost as many as the total 30,000-person work force in the State Department... [T]he Pentagon's rapidly expanding media empire... is now bigger in size, money and power than many media companies.

$547 million goes into public affairs, which reaches American audiences. And about $489 million more goes into what is known as psychological operations, which targets foreign audiences.

It should surprise no one that General David Petraeus is working the levers of this message machine as hard as he can. After all, in the counterinsurgency (COIN) manual he co-authored, it clearly states: "Information operations (IO) must be aggressively employed to... [o]btain local, regional, and international support for COIN operations." (p. 152)

The manual urges commanders to personally engage the media to convey their messaging (p. 163), and discusses the importance of information operations to "reinforce the will of the U.S. public." (p. 164)

All of this is Pentagon bureaucracy-speak, of course, for using taxpayer dollars to fight a propaganda battle at home against war opponents (or, in this case, some 60 percent of the American people) to prevent them from effectively pressuring their elected officials to end this misbegotten war.